Partiamo da un presupposto: comunque finirà, ci ritroveremo a parlare di stagione fallimentare. Guai ad esultare per una salvezza raggiunta senza i play-out. Il livello del campionato, terribilmente mediocre, rende indifendibile un Viareggio che doveva recitare un ruolo da protagonista e non certo da comprimario.

Ha ragione Caciagli quando dichiara che questa non è una piazza come le altre, esattamente come Visibelli che, al termine della gara della Massese, denunciava senza mezzi termini la mancanza di grinta di una squadra che aveva l’obbligo, non solo morale, di occupare posizioni ben più alte di quelle in cui staziona stabilmente da inizio stagione.

Le ultime due gare casalinghe sono state un colpo al cuore per chi tiene ai colori bianconeri. Contro il GhiviBorgo i pochi “fortunati” (davvero possiamo definirli tali?) hanno assistito ad una gara senza capo né coda, senza quella voglia di vincere che deve necessariamente appartenere a chi indossa la maglia del Viareggio. 

Ci può stare una stagione di transizione e forse è un bene che tutti gli errori siano stati commessi nello stesso momento, a patto che chi ne è responsabile ci rifletta su per tutto il tempo necessario. Il Viareggio non può permettersi di vivacchiare in Serie D come ha fatto in questa stagione. E già dall’anno prossimo gli obiettivi dovranno essere diversi.

Dal 9 maggio, giorno successivo all’ultima giornata di campionato, puntare alla promozione in Lega Pro dovrà essere un imperativo categorico, non una scelta. E le decisioni la dirigenza sarà chiamata a prenderle in funzione di un obiettivo ben più impegnativo di una banale salvezza. Con giocatori che capiscano il reale peso della maglia che indossano, delle responsabilità che una piazza come Viareggio genera. Perchè la Lega Pro non va considerata un optional, né un sogno irrealizzabile, ma un traguardo da raggiungere nel minor tempo possibile. 

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ultimo aggiornamento: 18-04-2016


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